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Dipl.-Vw. Dr. Ludwig Steiner

Sapevamo cosa vuol dire povertà
intervistatore:
Ruth Deutschmann
fotografia:
Benjamin Epp
copyright location:
Wien
data della ripresa:
2008-04-29
traduzione inglese di:
Sylvia Manning - Baumgartner
traduzione italiana di:
Nicole D´Incecco
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1930
trascrizione:
Sapevamo cosa vuol dire povertà Furono eventi della gioventù non poco interessanti. Da giovani consegnavamo la mattina prima della scuola il pane della panetteria. I panini venivano portati davanti alla porta di casa della gente. Questo lo facevamo prima della scuola, un buon esercizio per i tempi futuri, che ci si era occupati di tutto e ci si doveva interessare a tutto. Da noi era interessante anche l’idea, gli statali sono persone che alla fine del mese non hanno più soldi. Ebbe l’effetto che a partire dal 15. di ogni mese il pane che gli si portava per giunta davanti alla porta di casa, doveva essere messo in conto. E mia madre, che dirigeva il negozio, aveva un’intera scatola piena di libricini, dove questo veniva segnato ogni giorno, e i soldi li si ricevevano solo all’inizio del mese - spesso anche con fatica, interessante che lo si vedeva da una piccola impresa, in quali difficoltà si trovavano gli statali, non poco interessante. Che si credevano anche migliori. Pur sempre. Poi fece naturalmente impressione la miseria economica negli anni trenta, a partire dalla fine degli anni venti. Ma da noi era così, che c’erano sempre dei mendicanti che volevano del pane. E mia madre faceva sempre attenzione di non fargli dare del pane vecchio, ma un pane buono. Accanto c’era una maccelleria, e naturalmente ricevevano qualche fetta di salame. Da noi ricevevano il pane. Ma non è poco interessante, perché l’idea di come si svolse questo, si ripercosse per decenni. Ad esempio - nel 2005 mi chiamò qualcuno e disse: "Sì, venni spesso da voi, e da vostra madre ricevetti sempre un buon pane." È veramente incredibile, devo dire, la sensibilità ed il sentimento sociale si svilupparono molto per via di questo. Si sapeva cos’era la povertà, non c’erano dubbi. Poi fece anche impressione: In questo periodo venivano spesso dei garzoni artigiani amburghesi nel loro vestito tradizionale, che per vitto e alloggio facevano i lavori, che c’erano da fare. Da noi era così: Quando si consegnava a delle osterie, si doveva anche consumare in un’osteria. E per mio padre il passare tempo in un?osteria non era proprio piacevole. Allora si coglieva l’occasione, quando venivano i garzoni artigiani. Li si faceva alloggiare nell’osteria, e così si aveva adempito il suo dovere verso l’osteria. ... Naturalmente vennero diversi tipi. E furono sempre degli artigiani perfetti, tennero le loro cose in perfetto ordine. - Ma non furono mendicanti. Tenevano un libricino, dove segnavano quello che avevano fatto, e se era riuscito bene - o qualche cosa. E con questo tornavano dopo un anno di viaggio ad Amburgo o nella Germania settentrionale.